
C’è un paradosso che non è sfuggito ai più nella “riscrittura” del PNRR da parte dell’esecutivo che toglie fondi al dissesto idrogeologico e alla sanità, proprio nel momento in cui il Paese, alle prese con l’emergenza maltempo, mostra tutta la fragilità di gran parte dei territori dello Stivale.
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Paradosso PNRR
Con la "riorganizzazione" del Piano, infatti, vengono espunti 1,2 miliardi per la gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici da far rientrare comunque in altri progetti. Per questo a far clamore è quella che in tanti hanno definito quantomeno una mancanza di tempismo. Il Ministro Fitto allontana le polemiche e si affretta a specificare il taglio di quasi 16 miliardi in realtà non è un taglio ma "un definanziamento dal PNRR e rifinanziamento attraverso altre fonti, come il Piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione". Ma, i Comuni, toccati da vicino dalle modifiche, sono in allarme e vogliono capirci di più.
Meno risorse dove c'è più bisogno
Depennati dal piano, dunque, 6 miliardi per interventi di valorizzazione del territorio e di efficientamento energetico dei comuni, 3,3 miliardi per rigenerazione urbana, 2,5 per piano urbani integrati, 1,2 per gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici, 725 milioni per servizi e infrastrutture sociali, e poco più di un miliardo per valorizzazione dei beni confiscati, verde urbano e promozione di impianti innovativi.
In "uscita" però c'è anche la ferrovia Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania, che ha provocato l'immediata fibrillazione da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, impegnato ormai da mesi ad inaugurare cantieri.
Salvini in fibrillazione
Non a caso fonti MIT si affrettano a chiarire che "la Roma-Pescara è confermata ma riceverà finanziamenti alternativi ai fondi Pnrr», ma «La scelta di rimodulare i finanziamenti è figlia della situazione ereditata dall'attuale governo, in carica da circa nove mesi". Ossia, di Mario Draghi che sembra essere tirato in causa ogni volta non si riesce a giustificare o motivare una scelta da parte dell'esecutivo ora in carica. Come dire, lo scaricabarile funziona sempre.